Quella volta che feci una quarantena in grotta di 35 giorni

Avevamo poco più di 20 anni e poca voglia di inserirsi nei percorsi lavorativi e di vita standard. Prato era la città del tessile, del lavoro, del riscatto sociale ma questo modello ci stava stretto. Io e il mio amico Sergio Venturi, compagno di avventure in grotta e in montagna, volevamo fare qualcosa di diverso, di eclatante. La voglia di lasciare un segno con una cosa veramente grande. Sì ma cosa fare con i pochi mezzi che avevamo?

Avevamo pensato a una spedizione in qualche luogo remoto del mondo ma poi mi si accese la lampadina e e mi ricordai delle esperienze di permanenza in grotta di Michel Siffrè, uno speleologo francese che ha dedicato la sua vita a questo tipo di esperimenti e alle analogie fra la vita in grotta e quella spaziale. In un alcuni esperimenti temporali fu anche sponsorizzato dalla Nasa.

Michel Siffrè

In pochi giorni decidiamo che saremmo rimasti più di un mese in una grotta (chiamata di SantAnna Vecchia) profonda più di 200 metri in una grotta nelle montagne vicino Prato.

In 2 mesi forti dell’inesperienza e dell’incoscenza riusciamo a coinvolgere alcuni marchi che ci forniscono del materiale (Also Enervit per l’alimentazione e Ciesse Piumini per l’abbigliamento), la Telecom (che allora si chiamava Sip) ci stese un cavo telefonico per chilometri nella montagna per avere un apparecchio telefonico dentro e sperimentare dei dispositivi avveniristici di telemedicina. Tanta gente poi ci ha aiutato manualmente con tutto il materiale da portare giù per installare un campo a 180 metri sottoterra.

Dell’esperienza che dire? Eravamo poco attrezzati e la permanenza fu bella tosta ma riuscimmo a starci i giorni prefissati, superare il mese. In una piccola tendina in quei giorni combattemmo nemici reali (l’umidità, la fame, e immaginari contro i nostri mostri dentro.

Uscimmo cambiati e ognuno andò, come è giusto che sia, per la sua strada inseguendo i propri sogni. Ma l’amicizia si è cementata. Come due reduci a volte ricordiamo qualche aneddoto gustoso di quell’avventura. E ripensiamo a quei due ragazzi che eravamo con una certa tenerezza.

All’uscita, con 10-12 chili in meno, ci accorgemmo che la notizia era esplosa ed era arrivata anche all’estero.

Grandi titoli dei giornali, inviati, folla, godemmo di fama per qualche tempo. Forse a Prato qualcuno si ricorda ancora di questi due pazzi che rimasero chiusi in una grotta per più di un mese.

All’uscita trovammo anche un telegramma di congratulazioni di Maurizio Montalbini, uno speleologo marchigiano che aveva provato tempo prima a fare una cosa del genere e poi aveva desistito.

Maurizio Montalbini

Anni dopo Maurizio Montalbini avrebbe condotto con il supporto di Sector No Limits una permanenza in grotta di 210 giorni nelle Grotte di Frasassi. Fui invitato da Sector a fare visita alla sua base (somigliava a un modulo lunare) dentro la grotta, poche ora prima che uscisse e lì ci abbracciammo commossi. Purtroppo Maurizio ci ha poi lasciato anni dopo per un infarto. Ricorderò per sempre quelle ore in grotta passate con lui prima che uscisse in concomitanza con la diretta del Tg1. Una persona straordinaria.

L’ultimo mio incontro con il mondo degli speleonauti è stato un paio di anni fa. Per caso trovo un pazzo conterraneo, Igor D’India, che aveva risalito un fiume, l’Oreto, vicino Palermo, e ci aveva fatto un bellissimo video denunciandone il degrado. Quel video è stato poi la scintilla per far sì che si scatenasse un movimento di salvaguardia di quella zona.

Scopro anche che Igor qualche anno prima era stato chiuso da solo in una grotta del Monte Pellegrino. Lo contatto via social e ci facciamo una chiacchierata in chat e scopro che anche lui è un ammiratore di Michel Siffrè.

Insomma tutto torna…come diceva qualcuno famoso “i puntini si uniscono in fondo”.

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